di Ciro Alessandro Sacco
apparso originariamente su DM Magazine n° 27
Anche se spesso, soprattutto fino alla nascita prima della Mongoose Publishing e successivamente della Pelgrane Press e poi della Cubicle Seven, il Regno Unito è stato spesso considerato o una semplice appendice del mercato ludico statunitense o in alternativa una 'colonia' della Games Workshop (peraltro proprio di origini britanniche), in realtà ha sempre avuto una grande vivacità al di là delle apparenze. Una vivacità non solo testimoniata dal grande numero di editori, spesso purtroppo di breve o brevissima vita, succedutisi fra gli anni '80 e il 2000, ma anche da un numero di periodici specializzati che va ben oltre il notissimo White Dwarf (la cui attuale incarnazione ha pochissimo a che fare con la rivista amata anche da tanti italiani degli Anni Eroici...). Partendo dagli inizi 'epici' di Games & Puzzles, passando poi (oltre che dall'imprescindibile White Dwarf) da Imagine, Adventurer, Game Master, Games Review, Last Province, RPG International e Games Master International (per citarne solo alcune!) si arriva all'ultimo urrà dell'editoria periodica del Regno Unito: Arcane – The Roleplaying Magazine della Future Publishing.
UNA GRANDE SCOPERTA
Correva l'anno 1995 e la situazione delle riviste straniere da edicola legate ai giochi, ovviamente in edicole selezionate, era straordinariamente favorevole dal momento che in Italia cominciavano a essere importate l'edizione originale di Whitre Dwarf (l'edizione italiana ancora non esisteva), la francese Casus Belli e infine, a sorpresa, una nuova rivista che veniva da Oltremanica: Arcane. Bastava dare un'occhiata al formato e successivamente una sfogliata pr rendersi conto che questa rivista era opera di un gruppo editoriale con mezzi sostanziosi alle spalle e non il solito gruppo di appassionati o del piccolo editore entusiasta ma dai mezzi assai limitati: grande formato, interamente a colori (!), grafica moderna e ben studiata... un'autentica rivelazione insomma! Arcane, importata dalla milanese Intercontinental e proposta al prezzo 'difficile' di 11.500 lire (corrispondenti in potere di acquisto a oltre undici euro attuali), era insomma una testata professionale: il suo editore era il gruppo Future Publishing, un grosso gruppo editoriale particolarmente attivo nel campo delle riviste di videogiochi e con all'attivo anche la rivista britannica di fantascienza SFX (ancora pubblicata tutt'oggi). Insomma, parevano esserci le condizioni per una vita lunga e serena, numeri di vendita permettendo, e invece la rivista chiuderà dopo soli venti numeri ripercorrendo quella strada verso l'oblio che ha inghiottito la totalità delle testate ludiche britanniche, tedesche e italiane...
VENTI NUMERI DI VALORE
Analogamente a riviste come Game Master e Game Master International (che saranno oggetto di un futuro articolo in comune data la loro strettissima parentela), Arcane adotta una impostazione molto simile a quelle delle riviste di videogiochi che sono la base dell'editore che le pubblica: ampio spazio a notizie e recensioni, poco spazio alla parte 'giocabile' (confinata in genere a uno speciale centrale, se esiste), abbondante uso di fotografie e (ove possibile) uso del colore per orientarsi verso il concetto di rivista d'informazione ludica – concetto che ha fatto la fortuna delle riviste di videogiochi, almeno nel Regno Unito – abbandonando invece la vecchia formula del materiale giocabile con una limitata parte critico – informativa delle vecchie riviste di settore che forse non incontra più molto il favore del pubblico. Una nuova formula che in effetti per molti lettori tanti nuova non è dal momento che probabilmente la conoscono bene proprio grazie alle riviste di videogiochi... Il risultato complessivo è assai interessante dal momento che a nomi 'nuovi' si affiancano anche nomi storici del mondo ludico britannico o che hanno già lavorato in altre testate: Lucya Szachnowsky (che ad esempio aveva lavorato a The Adventurer), Paul Mason (creatore della fanzine semi professionale Imazine, il richiamo alla defunta Imagine non è un caso...), James Wallis (fondatore della Hogshead Publishing che ripubblica all'epoca Warhammer Fantasy Roleplay, oggi di nuovo editore con la Magnum Opus Press che ha edito una nuova versione dello storico gioco di ruolo Dragon Warriors), Phil Masters (uno dei più gr5andi autori britannici in assoluto, suo ad esempio GURPS Discworld, adesso Discworld Role Playing Game, ancora in produzione malgrado usi le regole di GURPS terza edizione...) e altri ancora.
“DUE PAROLE PER LO SPONSOR...”
Essendo Arcane una rivista di un editore che si aspetta evidentemente un profitto per i propri sforzi, l'editore in questione vende pubblicità e il momento pare in effetti favorevole: l'enorme successo di Magic ha creato un nuovo e grande inserzionista pubblicitario (mentre prima tale ruolo era della sola TSR UK) nella Wizards of the Coast e gli annunci di questi due giganti popolano le pagine della rivista assieme a una presenza molto più limitata della Hobbygames Ltd (un grosso distributore britannico) e di una serie di negozi e strutture di vendita per corrispondenza. Ovviamente anche il numero dei lettori ha la sua importanza, ma il concetto di premium magazine* pare ancora al di là da venire e quindi la presenza di inserzionisti importanti è decisiva. Dal primo numero di Arcane (dicembre 1995) al numero 16 (febbraio 1997) la TSR UK si alterna alla Wizards of the Coast nell'occupare le posizioni più prestigiose (e costose...) della testata: la seconda, terza e quarta di copertina. Ma a partire dal numero 17 la presenza pubblicitaria della TSR UK svanisce completamente: il colosso del gioco di ruolo è entrato nella sua crisi finale**, con un immenso debito con il proprio distributore librario e altri debiti 'minori' con banche, tipografi e fornitori assortiti, bloccando completamente ogni attività e quindi rinunciando (ovviamente) a ogni forma di pubblicità anche nel Regno Unito.
MERCATO IN CRISI,
RIVISTA IN CRISI
La TSR è entrata in crisi non solo per scelte sbagliate *** ma anche perché il mercato del gioco sta accelerando i mutamenti introdotti dal trionfo dei giochi di carte collezionabili, in testa Magic (che in Italia nel 1995 hanno letteralmente cancellato pressoché ogni uscita nel campo del gioco di ruolo!), e dalla sempre più grande popolarità dei videogiochi (e allora i MMORPG non sono ancora il trionfo di oggi), con una crisi crescente del gioco di ruolo le cui vendite e la cui popolarità sono ormai in caduta libera (e li declino purtroppo non farà che accelerare...). Di riflesso quindi tutte le riviste che hanno come centro di attività proprio il gioco di ruolo entrano a loro volta in crisi; Kaos in Italia, Casus Belli in Francia, Dragon negli Stati Uniti e anche Arcane in Gran Bretagna. James Wallis mi racconterà una volta a Londra durante una uscita serale a cui partecipò anche Roberto Di Meglio che Arcane vendette inizialmente la formidabile cifra di 60mila copie (!) per finire con il venderne 15mila copie... una perdita del 75% del pubblico in un paio di anni. 15Mila copie avrebbero certamente potuto essere sufficienti per un pemium magazine (magari ritoccando il prezzo di una sterlina) ma non per una rivista tradizionale da tre sterline a numero: a fronte della perdita di 45mila lettori e di un grande inserzionista pubblicitario la Future Publishing chiude Arcane con il numero 20. In effetti un osservatore attento potrebbe avere notato che malgrado gli annunci e le dichiarazioni di successo (Paul Pettengale, il secondo direttore, scrive nel numero 15 “nei miei ultimi nove mesi al timone di Arcane l'ho vista passare di successo in successo...” e ancora “sarete tutti convinti per benino che siamo qui per restare...”) la rivista ha cambiato ben tre direttori (Steve Faragher dal numero 1 al numero 6, Paul Pettengale dal numero 7 al numero 15 e Dan Joyce dal numero 16 al numero 20) e che il numero delle pagine passa dalle 90 dei primi quindici numeri a 82 in quelli successivi, probabilmente nel tentativo di ridurre i costi e mantenere la rivista in vita. Un tentativo che purtroppo non riesce dal monento forse che, come scrive Steve Faragher nel suo editoriale di saluto nel numero 6, Future Publishing è un editore che “sa quello che fa...” e quindi chiude Arcane.
IN QUESTO NUMERO
Arcane per i suoi venti numeri segue fondamentalmente la stessa formula editoriale: una prima parte dedicata alle notizie, quasi sempre provenienti dagli Stati Uniti; una seconda parte dedicata ad articoli ad ampio respiro dedicati ai giochi di ruolo, ad esempio panoramiche su giochi o generi oppure di consigli utili per creare e sviluppare determinati aspetti di gioco, una sezione centrale chiamata Encounters che illustra in genere un luogo da inserire nelle proprie campagne (senza alcun elemento di regole), una ricca parte di recensioni (dove si introduce per la prima e a quanto so unica volta un riconoscimento speciale per il Miglior Prodotto Recensito, il Seal of Approval) conentrate sempre perlopiù sui giochi di ruolo, una rubrica di recensioni librarie e una dedicata alle miniature. Non mancano poi gli elementi fissi più classici come l'editoriale e la rubrica della posta in cui – pare – i lettori scrivono ancora in gran parte lettere cartacee. E, attenzione attenzione, Arcane ha anche una rubrica unica: Retro. Il nome dice tutto, è una pagina dedicata alla descrizione di un gioco fuori produzione e 'introvabile' (questo ovviamente prima di eBay e del commercio elettronico...) e posso garantire che questa rubrica, insieme alla bitannica Retro Gamer (dedicata ai videogiochi) sarà una delle primarie influenze che porterà alla creazione di DM Magazine... Tutte le pagine sono a colori, una vera rivoluzione, con una impaginazione molto ariosa ottenuta con caratteri decisamente piccoli e con un generoso uso di immagini (Arcane è anche la prima rivista a fotografare non solo le copertine ma anche gli interni dei manuali), Occasionalmente comunque la rivista pubblica materiale collegato ma non rispondente strettamente alla divisione informale sopra delineata come interviste e inchieste con il classico linguaggio umoristico e talvolta aggressivo tipico di molta stampa britannica (una caratteristica che personalmente appezzo molto...). Le copertine di Arcane sono in genere dedicate a un gioco o a un argomento trattato nella rivista, ma non sono immagini di repertorio o disegni forniti da cse editrici: si tratta di materiale inedito, anche se magari 'ispirato' ai temi che hanno il centro della copertina (veramente memorabile e di effetto l'immagine della croce infiammata che annuncia l'inchiesta “Religion & Roleplaying – Why the Christian Right Wants to Ban Our Games” pubblicata nel numero 6). Una rivista realizzata con un'attenzione, una professionalità e una qualità davvero eccellenti a mio parere, a mio parere la migliore rivista britannica mai pubblicata.
I PIATTI FORTI
Come ho scritto più volte nell'articolo, la qualità degli articoli di Arcane è molto alta e la densità delle informazioni notevolissima quindi inevitabilmente nello scrivere quali siano stati i pezzi forti dei venti numeri della testata si entra nel regno della (quasi) pura soggettività. Riprendendo in mano dopo tanti anni la mia amatissima collezione (in gran parte ancora etichettata Intercontinental...), mi sono reso conto non solo del livello formidabile di Arcane ma a anche della... difficoltà di assegnare i mieipersonali Seal of Approval. Segnalo comunque “The Man Who Killed Roleplaying?” (una intervista a Richard Garfield fatta con lo stile penetrante tipico della stampa britannica, numero 2), “Roru Prayingu – What the hell is going on with Japanese roleplaying?” dedicata al gioco di ruolo in Giappone scritto da Paul Mason che in Giappone ci viveva, numero 5), la già menzionata“Religion & Roleplaying – Why the Christian Right Wants to Ban Our Games” (dove si scopriva che anche la Gran Bretagna aveva una colonna di integralisti...), “Traveller Returns!” (una grande inchiesta sulla storia di Traveller, la sua fine e il rilancio da parte della neonata Imperium Games, numero 10), “Revealed! The 50 Best Roleplaying Games Ever” (il titolo dice tutto anche se ovviamente questa classifica non mi trova sempre concorde, numero 14), il numero 19 perché regalava una copia di Forgotten Futures (un gioco di ruolo completo ad ambiemntazione fantascienfico – vittoriana) stampata per l'occasione e scritto dal britannico Marcus Rowland che lo cura ancora oggi con impegno e grande passione (Marcus Rowland è un altro nome noto tra gli autori britannici avendo iniziato come collaboratore di White Dwarf...).
COLLEZIONARE ARCANE
Come per la quasi totalità delle riviste ludiche, fare una collezione di Arcane non è difficile: una rapida ricerca su eBay.co.uk porterà a trovare spesso inserzioni per numeri della rivista (talvolta per lotti interi o addirittura serie complete) a prezzi davvero bassi, meno di 1 sterlina a numero (!). Arcane per un appassionato di giochi di ruolo retro è una vera miniera di informazioni e recensioni ed è una piacevole lettura per la quasi totalità delle sue pagine. Avrebbe meritato davvero maggior fortuna,,,
* Il premium magazine è una rivista ideata per sostenersi grazie alle vendite in edicola e abbonamento e non 'sovvenzionata' da inserzioni pubblicitarie che permettono un prezzo più basso. La britannica Retro Gamer, ad esempio, è un caso classico di premium magazine con una presenza pubblicitaria assai limitata.
** Ed Stark nel volume Thirty Years of Adventure – A celebration of Dungeons & Dragons scrive che il 1996 “fu il migliore anno nella storia dell'azienda con vendite di oltre quaranta milioni di dollari. Sfortunatamente (…) TSR finì con il perdere soldi e perderli alla grande” e che alla fine del 1996 “Random House (distributore primario della TSR nel mercato librario statunitense e canadese N.dR.) informò la TSR che quasi un terzo dei loro prodotti TSR non era riuscito a trovare acquirenti a livello di negozio e che quei prodotti stavano per essere restituiti con un conto di molti milioni di dollari”.
*** Molto è stato scritto sui perché della crisi della TSR, ma il problema dei resi della Random House e il costosissimo fiasco di Dragon Dice sono probabilmente i due più gravi.